

Conosco i Gacarù, discendenti da una storica famiglia milanese di antiquari, da tanti anni. Lavorai per loro come restauratrice di cornici e, nel tempo, diventammo anche amici. I Gacarù, quaranta anni fa, ritirarono da una famiglia milanese di collezionisti, una prestigiosa selezione di vasi cinesi distrutta in un bombardamento.
Conservarono i pezzi per anni finché, la scorsa estate, decisero di darmeli per provare a rimettere insieme i cocci. Così mi furono recapitate diciassette casse di frammenti di svariate forme e dimensioni.
Era come avere più di duecentocinquanta puzzle di cui erano stati mischiati tutti i pezzi.
La prima fase del lavoro fu di smistare tutti i pezzi su grosse tavole, dividerli per forma e colore. Il mio sogno è di creare una collezione di vasi da esporre in vari musei per diffondere la cultura del kintsugi e, chissà, forse riuscire a pubblicare un catalogo.
Nelle arti marziali DO significa “ciò che conduce”, in pratica “la via”. Judo, la via della cedevolezza; kendo, la via della spada; budo, la via della guerra…
Questo progetto di restauro sarà talmente lungo che, per me, sarà sicuramente un percorso sia professionale, sia di vita. Così ho pensato di chiamarlo kintsugi do – la via del kintsugi.